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La Calendula

Un'erba  interessante che varrebbe la pena di studiare ancora. Fra i mille usi suggeriti dagli studiosi antichi e moderni, due mi sembrano peculiari di questo fiore dal colore vivacissimo: l'uso interno per regolarizzare le mestruazioni e l'uso cosmetico per pelli stanche e rilassate.

 

Il mio interesse per la calendula* nasce durante una gita al monte Conero. In quell'ambiente ecologico particolarissimo le sponde erbose in primavera sono tutte punteggiate dei fiori arancio vivo, appena un po' più piccoli di quelli che si vedono coltivati nei vasi e nei giardini. Impossibile non domandarsi come si possa utilizzare tanto ben di Dio. Cercando notizie delle erbe, nei libri e nei trattati, ci si scontra però con un ostacolo ricorrente: per la pianta in questione vengono indicati talmente tanti usi che potrebbe servire da sola come panacea quasi universale. Non è solo colpa di faciloneria da parte degli autori, anzi: ogni pianta è un organismo complesso, che contiene innumerevoli elementi, ed è  proprio per scrupolo scientifico che gli autori li registrano tutti, anche se in questo modo finiscono per determinare in chi legge un notevole disorientamento. Quindi che uso fare della calendula? Detratte dalla gran varietà delle indicazioni tutte quelle proprietà che possono essere assolte altrettanto bene, se non meglio, da altre erbe, la qualità che mi è sembrata più interessante è quella di regolarizzatore del  flusso mestruale, nei casi in cui si presenta irregolare e doloroso (dismenorrea). Per dieci giorni prima della data presunta si beve due volte al giorno un infuso preparato con un cucchiaio di fiori secchi per una tazza d'acqua bollente, lasciandolo riposare 5 minuti e dolcificando a piacere. Secondo alcuni autori l'efficacia della calendula in tal senso dipende dalla presenza, nella pianta ma soprattutto nel fiore, di sostanze affini agli estrogeni. 

In secondo luogo la calendula ha ottime proprietà rigeneranti per la pelle.  A quanto si racconta tali virtù sono state notate in una fabbrica che trattava la calendula per ricavarne un innocuo colorante alimentare e in cui si è osservato che le mani delle operaie avevano una pelle di seta. Fatto sta che negli ultimi decenni sono nati innumerevoli cosmetici a base di calendula, soprattutto creme per il viso e saponi. Ma per sfruttarne completamente l'efficacia a mio parere conviene procurarsi un buon olio (più precisamente un oleolito) di calendula, che sarebbe piuttosto complicato preparare in casa.

 

La calendula negli antichi erbari

 

Negli scritti di Santa Ildegarda badessa di Bingen (1098-1179) la pianta viene prescritta per i disturbi intestinali e per l'impetigine del cuoio capelluto. S. Alberto Magno (sec. XII) ricorda l'impiego esterno della Calendula nel morso degli animali velenosi e, per via interna, nelle ostruzioni della milza e del fegato.
I medici botanici del tardo Medio Evo utilizzavano la Calendula come rimedio di vari mali. In un Erbario di questo periodo, il manoscritto Aldini 211, conservato presso la Biblioteca dell'Università di Pavia, si parla diffusamente della pianta che viene indicata per provocare le mestruazioni: la calendula, perché sia attiva, deve essere raccolta prendendola "da sopra in giù". Si raccomanda anche di evitarne l'uso in gravidanza in quanto può provocare l'aborto. Il succo della pianta viene indicato contro il mal di denti. Lo stesso testo riferisce che, secondo Dioscoride, la Calendula, somministrata in vino misto ad acqua dove sia stata sciolta della "guma arboris", cura le tossi antiche e stimola l'appetito mentre, bevuta solo con vino, è utile per i calcoli.
Per l'Erbario di Trento (sec. XIV/XV) la calendula "vale contra la pestilença" bevendo il succo prima di andare a dormire. Mattioli ricorda come ai suoi tempi la Calendula venisse normalmente consumata in insalata e, sulle sue proprietà, scrive: " ... è cosa notoria per mille sperimenti fatti dalle donne, che provoca ella apertamente i mestrui ... l'uso di quest'herba acuisce la vista ... l'acqua lambiccata dall'herba fiorita guarisce il rossore e la infiammagione degli occhi... La polvere ... messa sopra i denti che dogliono, vi conferisce assai".
Dello stesso avviso è Castore Durante il quale, però, scrive che la Calendula " ... conviene più alle parti esterne del corpo, che all'interne". Come uso interno la pianta è indicata " ... ne gli affetti di cuore, nelle difficultà del respirare, e nel trabocco di fiele". Per uso esterno, oltre a quanto riportato da Mattioli, Durante segnala che la Calendula, fatta bollire nella lisciva, "fa i capelli flavi".
La descrizione sull'utilizzo della Calendula nel passato, potrebbe finire a questo punto perché, nei secoli che seguirono, la pianta venne dimenticata. Nell'800 fu riscoperta da Cazin che utilizzò con successo le foglie in decozione con il Luppolo, nelle malattie scrofolose.

Per finire si deve segnalare il largo uso della tintura di calendula nella medicina omeopatica, i cui cultori la considerano uno dei migliori  cicatrizzanti, anche per ferite in cui la pelle è lacerata.

 

* Il nome della pianta deriva con tutta evidenza da calendae termine con cui nel calendario romano si indicava il primo giorno di ogni mese; si tratta di un'allusione alla ricorrenza mensile che potrebbe riguardare sia la ripetuta fioritura della pianta (dalla primavera all'autunno) sia le proprietà emmenagoghe, regolarizzanti del flusso mestruale.

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