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ginseng

 

Un'opinione basata sull'osservazione diretta, sull'esperienza pratica e su una sintesi della molteplicità di  notizie, di varia origine, che sono state diffuse in varie epoche. 

 

 

   Proprietà  |  Studi sul ginseng in Cina  |  Studi occidentali sul ginseng

 

Uno studio del 2012, pubblicato dall’American Society of Clinical Oncology, ha riportato i dati di una sperimentazione clinica condotta su 364 pazienti che dimostra una indubbia efficacia del ginseng (tipo quinquefolius, varietà americana) contro il senso di affaticamento e spossatezza nei malati di tumore. Di queste ricerche negli ultimi decenni ne ho viste parecchie e senza dubbio significano qualcosa, anche se un po’ di sano scetticismo non guasta mai: chi mi dice che non siano state le ditte produttrici o importatrici a commissionarle? Ogni lancio sul mercato di prodotti al ginseng è stato infatti accompagnato da campagne promozionali, se non false sicuramente monodirezionali, che hanno determinato una certa confusione nelle notizie. Sento dunque il bisogno di fare chiarezza.
La pratica mi ha dimostrato che il ginseng è un ottimo tonico del sistema nervoso, con ricadute sia a livello fisico (maggior energia) sia a livello psichico (migliore capacità di concentrazione, resistenza alla stanchezza, reattività agli stimoli), confermando in generale quello che dichiara la ricerca americana di cui sopra. L’unica controindicazione è che in alcuni casi può causare nervosismo e difficoltà a prendere sonno.
Anche se gli effetti sembrano simili non si tratta di un eccitante come il tè o il caffè, o come il più esotico guaranà (che consiste praticamente in un concentrato di caffeina). Invece i principi attivi del ginseng sono i “ginsenoidi” (che prendono il nome dalla pianta stessa perché specifici di questa) che sarebbero responsabili di un effetto “adattogeno” cioè capace di stimolare l’adattamento e la capacità del sistema nervoso di reagire e difendersi dalle aggressioni interne ed esterne. Non per nulla la distribuzione su vasta scala del ginseng in Italia è iniziata proprio negli anni Settanta, quando, a causa delle mutate condizioni di vita, si iniziava a parlare di “stress” come responsabile (o causa scatenante, o aggravante) di molti disturbi.
Tutte le altre proprietà che sono state attribuite al ginseng, a mio parere, possono benissimo venire di conseguenza.
Per esempio, è vero che al ginseng sono stati spesso attribuiti poteri afrodisiaci, fra l’altro credo sia uno degli ingredienti di quei medicinali dai mirabolanti effetti che ci vengono insistentemente proposti attraverso le noiose mail spam che tutti conosciamo, ma questi poteri afrodisiaci sono ancora da dimostrare. Mi sembra invece ovvio che, siccome l’attività sessuale è strettamente connessa con il sistema nervoso, migliorando le condizioni di questo molte volte ne trarrà beneficio anche quella.
 

Ma le ambiguità non finiscono con le proprietà. Molti sono i dubbi anche sulla qualità e sul formato da assumere. Ginseng bianco o ginseng rosso? Cinese o coreano? In radice o in estratto?
Il rosso (in cinese Hong-sarn) costa mediamente più del bianco (Pak-sam) e pare sia più efficace. In realtà entrambi appartengono certamente alla stessa specie (Panax Ginseng), la differenza sembra consistere nell’età della pianta (più giovane per il bianco) nel luogo di provenienza e nel metodo di conservazione. Già nel 1773 infatti un viaggiatore inglese, John Burrow Esquire, riferisce che il ginseng in Cina viene sottoposto ad una sorta di caramellatura che potrebbe essere responsabile del diverso aspetto delle radici, per colore e consistenza.
Personalmente non ho grande esperienza dell’uso della radice allo stato naturale (da preparare in decotto), e considero il ginseng uno dei pochi casi in cui il prodotto preparato offre più garanzie di stabilità e completezza dei principi attivi. Ma è un’idea che risale a più di 20 anni fa, quando l’importazione della radice secca era limitata e non si poteva essere certi della sua freschezza, può darsi che oggi le cose siano cambiate. So infatti che la tisana preparata con la radice (spezzettata al momento dell'uso) è largamente utilizzata ed apprezzata in Oriente.
Le forme che conosco bene sono l’estratto gommoso e le bustine idrosolubili, che sembrano avere buoni effetti, con un rapporto qualità/prezzo praticamente equivalente: quello che costa meno è un po’ meno efficace ma se ne può prendere di più. Per chi vuole provare il ginseng per verificare eventuali intolleranze (l’eccesso di nervosismo cui accennavo) sono certamente consigliabili le bustine monodose, che sono anche molto pratiche da ingerire (basta scioglierle in un po' d'acqua o in qualunque altro liquido). Per un effetto più forte si può passare all’estratto gommoso. Quello coreano, a quanto si dice, è monopolio dello stato, estratto a freddo con un metodo brevettato e costantemente monitorato nei contenuti di sostanze attive, quindi dovrebbe essere di buona qualità, ma ce ne sono anche altri che si possono provare. La confezione contiene un misurino che consente di estrarre la dose giornaliera e scioglierla in un biscchiere d’acqua tiepida. Un po’ più cara è la macerazione alcolica (una bottiglia di liquore che spesso contiene anche una radice intera) da prendere a bicchierini, che pure ha dimostrato una certa efficacia. Sconsiglio invece i preparati in cui il ginseng si trova in miscela con altre erbe: saranno anche buonissimi, ma troppo spesso le ditte utilizzano questo sistema per far lievitare i prezzi. Quanto al caffè al ginseng, oggi di moda, ne contiene pochissimo, ma è certamente un connubio gradevole e appropriato.

Un’ultima parola sulle diverse specie. Panax ginseng viene coltivato nelle regioni più fredde dell’Asia (Manciuria orientale, Corea, Tibet e montagne del Giappone). La pianta americana (dal Quebec alle montagne della Georgia, in Pennsylvania e nel Delaware)  secondo alcuni autori appartiene ad una specie autoctona (Panax quinquefolius) ma già il Lodi avanzava dubbi sulla sua effettiva differenza da Panax Ginseng. In ogni caso non compare sul mercato europeo. Esistono inoltre altre specie di Panax, come il triloba e il pusillum, di scarso interesse erboristico. Viene infine chiamato a volte “ginseng siberiano”, per gli effetti affini,  l’eleuterococco, (eleutherococcus senticosus) che nasce in Siberia.
 

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Ginseng e mandragora

Per i cinesi il Gin-seng è stato per millenni un rimedio valido per tutte le malattie, tenuto in considerazione di cosa sacra. A valorizzare questa sua antica sacralità ha contribuito non poco la forma della radice, spesso biforcuta e talvolta triforcuta, tanto da assomigliare stranamente a una figurina umana o a un diavoletto con relativa coda. Il fenomeno è identico a quello che si è verificato da noi con la mandragora, il cui aspetto antropomorfico venne interpretato come un "segno magico" nel Medioevo. Fatto sta che per millennii la radice del Ginseng è stata considerata la "radice dei miracoli", dalla quale si può ottenere qualsiasi effetto salutare, come una maggior resistenza alla fatica, alla fame e alla sete, l'esaltazione della capacità sessuale, generatrice, e persino il prolungamento della vita (vedi approfondimento).

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